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Laetàre è un progetto, una proposta: cantare la Messa secondo le indicazioni Concilio Vaticano II, riscoprendo la tradizione  millenaria del canto sacro della Chiesa, un tesoro di spiritualità che non può rimanere chiuso nei libri ma che deve tornare ad essere parte viva della celebrazione liturgica. 

Perché una Messa in canto ?

Perché la Chiesa stessa ci dice che il canto è segno della gioia del cuore (Cf. At 2,46). Perciò dice molto bene sant’Agostino: «Il cantare è proprio di chi ama».

In particolare, l’azione liturgica esprime pienamente la sua essenza soprannaturale quando è celebrata in canto. Infatti, “la preghiera acquista un’espressione più gioiosa, il mistero della sacra Liturgia e la sua natura gerarchica e comunitaria vengono manifestati più chiaramente, l’unità dei cuori è resa più profonda dall’unità delle voci, gli animi si innalzano più facilmente alle cose celesti per mezzo dello splendore delle cose sacre, e tutta la celebrazione prefigura più chiaramente la liturgia che si svolge nella Gerusalemme celeste.” (Musicam Sacram)

Proprio per questo le norme liturgiche correnti vorrebbero che le messe festive fossero sempre celebrate in canto, a cominciare dalle parti che devono essere cantate dal sacerdote con la risposta del popolo, a cui si aggiungono le parti che sono proprie del coro (Ordinamento Generale del Messale Romano ed. 2007, 39-40).

In sostanza il canto nella Messa inizia dai dialoghi tra il ministro e l’assemblea. Può sembrare un paradosso, ma i canti comunemente intesi (Ingresso, Offertorio, Comunione, ecc.) rappresentano solo il completamento del dialogo in canto tra celebrante e assemblea, che rimane il cuore della liturgia in canto.

Con Laetàre cerchiamo pertanto di mettere in pratica quello che la Chiesa ha previsto, per promuovere la forma più autentica (e di conseguenza il significato più profondo)  della liturgia festiva.

In poche parole, si tratta di passare dalla Messa con canti alla Messa in canto.

 

E perché in canto gregoriano ?

✘ Perché “la Chiesa riconosce il canto gregoriano come canto proprio della Liturgia Romana” (Concilio Vaticano II, Sacrosanctum Concilium, 116). Se è così, è del tutto naturale e necessario che il gregoriano debba avere un ruolo attivo nella liturgia che vada al di dà del repertorio base sopravvissuto nelle nostre comunità, ridotto ormai alla Messa De Angelis e poco altro.

 

✘  Perché il gregoriano è non solo canto "per" la liturgia, ma è Parola di Dio in canto, diventando così parte integrante ed essenziale della liturgia stessa, in altre parole è la stessa liturgia cantata.

 

 ✘  Perché "un discepolo del Regno dei Cieli è simile ad un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche".  Pertanto, alla luce del Vangelo, e finché si rimane nei confini indicati dal Magistero, anche in liturgia devono trovare spazio forme musicali nuove e antiche, nella logica dell'et-et. Non può difatti esistere un vero, consapevole e maturo rinnovamento senza un legame concreto e vivo con la tradizione.

 ✘ Perché la grande musica sacra “è una dimostrazione della verità del cristianesimo. ( Nella musica sacra ) è avvenuto un incontro con la verità, con il vero creatore del mondo. Per questo la grande musica sacra è una realtà di rango teologico e di significato permanente per la fede dell’intera cristianità, anche se non è affatto necessario che essa venga eseguita sempre e ovunque. D’altro canto è chiaro però anche che essa non può scomparire dalla liturgia e che la sua presenza può essere un modo del tutto speciale di partecipazione alla celebrazione sacra, al mistero della fede.” (Benedetto XVI)


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Il riferimento al Concilio Vaticano II è quindi fondamentale. Lì i Padri Conciliari, mentre rinnovavano il dialogo tra la Chiesa e il mondo contemporaneo, allo stesso tempo individuavano nell’attualità del canto gregoriano un fondamentale elemento di continuità con la tradizione liturgica, essendo il più idoneo strumento di lode al Signore e di crescita spirituale dei fedeli (se pur ovviamente non esclusivo).

Canto gregoriano inteso non solo in senso stretto, ma anche come modello a cui i nuovi canti avrebbero dovuto tendere e ispirarsi.

 

Nei fatti invece il canto liturgico si è sviluppato in modo ben diverso da quanto auspicato e oggi il gregoriano è sostanzialmente relegato ai margini della liturgia, ridotto al più alla  messa “de Angelis” e poco altro.

Ormai il repertorio gregoriano è rimasto affidato a qualche abbazia ed alla dedizione di isolate scholae cantorum, rischiando così di interrompere la trasmissione di un patrimonio di inestimabile valore spirituale.

Il triste paradosso è che nell’opinione comune l’abbandono del gregoriano sia dovuto proprio al Concilio Vaticano II.

 

Al di là di tutte le analisi che si possono fare sul perchè le indicazioni dei Padri Conciliari siano state macroscopicamente disattese, resta il fatto che la comunità cristiana sta perdendo un bene prezioso.

 

Per questo, senza polemiche o antagonismi, ci è sembrato quanto mai opportuno dare un piccolo ma convinto contributo per valorizzare il gregoriano all’interno della liturgia, in occasioni specifiche e mirate, da offrire in semplicità alla chiesa locale come  un’opportunità in più di crescita spirituale.

In concreto la nostra iniziativa consiste nel cantare la liturgia in determinate celebrazioni lungo l’anno liturgico, fornendo gli strumenti per una comprensione dei testi e delle melodie, e favorire così la partecipazione di chi lo volesse.

E’ uno sforzo di ricerca della più genuina natura contemplativa della liturgia cantata, così come essa ci è stata donata da Cristo Signore e trasmessa dalla tradizione della Chiesa, e quindi vuole essere anche un atto di fiducia nei Padri Conciliari e nello Spirito Santo che soffiò su di loro.

 

Ben consapevoli delle nostre limitate capacità non cerchiamo la perfezione esecutiva, ma ci impegniamo affinché il nostro canto sia il più possibile degno del mistero che celebra, perchè "La musica che eseguite non è un accessorio o solo un abbellimento esteriore della liturgia, ma è essa stessa liturgia. Voi aiutate l’intera Assemblea a lodare Dio, a far scendere nel profondo del cuore la sua Parola: con il canto voi pregate e fate pregare, e partecipate al canto e alla preghiera della liturgia che abbraccia l’intera creazione nel glorificare il Creatore."  (Benedetto XVI)

 

Invitiamo pertanto ad accostare il gregoriano senza pregiudizi, disponibili ad essere guidati e sorpresi dal canto.

In caso di messa in canto, prima della celebrazione liturgica viene distribuito a tutti un libretto che contiene tutte le parti destinate all'assemblea. 

Il libretto è completato da un foglietto con i testi dei canti del giorno e le loro traduzioni per favorire il coinvolgimento dell’assemblea, perché anche il solo ascolto in preghiera e contemplazione è una preziosa forma di PARTECIPAZIONE ATTIVA alla liturgia. 
 

Infatti "la partecipazione attiva dell’intero Popolo di Dio alla liturgia non consiste solo nel parlare, ma anche nell'ascoltare, nell'accogliere con i sensi e con lo spirito la Parola, e questo vale anche per la musica sacra." (Benedetto XVI, Discorso all'Associazione Italiana di Santa Cecilia)

E ancora: “La partecipazione attiva non preclude la passività attiva del silenzio, della quiete e dell'ascolto, di fatto la richiede. I fedeli non sono passivi, per esempio, quando ascoltano le letture o l'omelia o seguono le preghiere del celebrante e i canti e la musica della liturgia. Queste sono esperienze di silenzio e d'immobilità, ma sono a modo loro profondamente attive”. (Giovanni Paolo II)

Vorremmo che questa proposta venisse raccolta da molti, avendo presente però che il senso più profondo di Laetáre non è nei numeri ma è già nel celebrare la liturgia con il "suo" canto.

Il fatto che in una determinata domenica in una chiesa della diocesi si celebra la Messa con i canti e le forme che le sono propri, giunti a noi attraverso i secoli, in comunione con chi ci ha preceduto....ecco, già questo rende prezioso Laetáre, nonostante i nostri limiti e delle nostre imprecisioni esecutive. 

Ci presentiamo come Laetáre, "rallegrati", raccogliendo l’invito del Regina Caeli pasquale, per non dimenticare che l’impegno del cristiano deve sempre illuminato dalla gioia della Resurrezione, anche nelle difficoltà e nei momenti critici. Gioia che nel gregoriano si manifesta discretamente nella pace e nella serenità di chi sa che il Signore è vicino a chi lo cerca. 


Senza dimenticare che questo stile della sacra liturgia per sua natura è chiamato a proseguire nella vita cristiana ed a rinvigorirla costantemente.

La liturgia, difatti, anche la più curata, deve sempre tradursi nell’amore cristiano: “A che cosa si ridurrebbe una liturgia rivolta soltanto al Signore, senza diventare, nello stesso tempo, servizio per i fratelli, una fede che non si esprimesse nella carità?”, “Amore per i poveri e liturgia divina vanno insieme, l’amore per i poveri è liturgia”, “Dio è amore, e rendergli culto significa servire i fratelli con amore sincero e generoso “(Benedetto XVI).

Con quale rito ?

Negli ultimi anni nella chiesa ha preso campo una contrapposizione tra Vetus Ordo (la messa celebrata secondo il  messale del 1962, anteriore al Concilio) e Novus Ordo (la messa con il rito corrente ordinario secondo il messale del 1969) da cui ci smarchiamo con estrema chiarezza, in quanto riteniamo che questa disputa a colpi di "tridentini" e "protestanti" sia equivoca, ingannevole e in un ultima analisi infruttuosa, da entrambi i lati della contesa. Proviamo a spiegarci con una breve analisi storica:


I Padri Conciliari nella Costituzione Sacrosanctum Concilium avevano chiaramente evidenziato la necessità di riformare la liturgia del tempo, andando a definire le linee guida della riforma stessa.


“Perché il popolo cristiano ottenga più sicuramente le grazie abbondanti che la sacra liturgia racchiude, la santa madre Chiesa desidera fare un'accurata riforma generale della liturgia. Questa infatti consta di una parte immutabile, perché di istituzione divina, e di parti suscettibili di cambiamento, che nel corso dei tempi possono o addirittura devono variare, qualora si siano introdotti in esse elementi meno rispondenti alla intima natura della liturgia stessa, oppure queste parti siano diventate non più idonee. In tale riforma l'ordinamento dei testi e dei riti deve essere condotto in modo che le sante realtà che essi significano, siano espresse più chiaramente e il popolo cristiano possa capirne più facilmente il senso e possa parteciparvi con una celebrazione piena, attiva e comunitaria.“

Sacrosanctum Concilium, 21.


Il perché la liturgia necessitasse di essere riformata è ben riassunto da Ratzinger/Benedetto XVI, quando racconta ai sacerdoti romani le motivazioni che mossero i padri conciliari:


“Dopo la Prima Guerra Mondiale, era cresciuto, proprio nell’Europa centrale e occidentale, il movimento liturgico, una riscoperta della ricchezza e profondità della liturgia, che era finora quasi chiusa nel Messale Romano del sacerdote, mentre la gente pregava con propri libri di preghiera, i quali erano fatti secondo il cuore della gente, così che si cercava di tradurre i contenuti alti, il linguaggio alto, della liturgia classica in parole più emozionali, più vicine al cuore del popolo. Ma erano quasi due liturgie parallele: il sacerdote con i chierichetti, che celebrava la Messa secondo il Messale, ed i laici, che pregavano, nella Messa, con i loro libri di preghiera, insieme, sapendo sostanzialmente che cosa si realizzava sull’altare. Ma ora era stata riscoperta proprio la bellezza, la profondità, la ricchezza storica, umana, spirituale del Messale e la necessità che non solo un rappresentante del popolo, un piccolo chierichetto, dicesse “Et cum spiritu tuo” eccetera, ma che fosse realmente un dialogo tra sacerdote e popolo, che realmente la liturgia dell’altare e la liturgia del popolo fosse un’unica liturgia, una partecipazione attiva, che le ricchezze arrivassero al popolo; e così si è riscoperta, rinnovata la liturgia.” Discorso ai Sacerdoti romani, 14 febbraio 2013
 

E ancora:
 

“Bisogna riconoscere che la celebrazione della vecchia liturgia spesso si era trasformata in qualcosa di troppo individualistico e privato, e che di conseguenza la comunione tra sacerdote e popolo era insufficiente. Provo grande rispetto per i nostri vecchi che durante la liturgia recitavano le orazioni contenute nei loro libri di preghiera, ma non si può certo considerare questo come l’ideale di una celebrazione liturgica” (J. Ratzinger, Discorso pronunciato in occasione del decennale del motu proprio Ecclesia Dei, “30 giorni”, p. 52).
 

Di fatto, il testo della Sacrosanctum Concilium fu approvato con votazione pressoché unanime dei Padri Conciliari (2147 voti favorevoli e 4 contrari), a dimostrazione ulteriore che la necessità di riformare la liturgia era una convinzione universalmente assodata, senza divisioni tra conservatori e progressisti. 

 

Da lì, Paolo VI istituì una commissione che lavorò alla riforma liturgica del 1969, oggi vigente.

D'altra parte è altrettanto indubbio che, introdotto il nuovo rito riformato nel 1970, la prassi liturgica sia andata ben oltre quanto indicato dai padri conciliari e dalla riforma liturgica stessa, con abusi sistematici e generalizzati, più o meno rilevanti, ove deliberatamente ove ahimè inconsapevolmente. 
Abusi che trovano nel canto sacro una delle massime espressioni.


“In molti luoghi non si celebra(va) in modo fedele alle prescrizioni del nuovo Messale, ma esso addirittura veniva inteso come un’autorizzazione o perfino come un obbligo alla creatività, la quale portò spesso a deformazioni della Liturgia al limite del sopportabile.” Benedetto XVI, Summorum Ponticum Cura, 2007.
Condividiamo in toto questa analisi, avendo raggiunto più volte il "limite della sopportabile" nel partecipare alle liturgie correnti, quando creatività, banalità e/o stanchezza prendono il sopravvento sul sacro.

D’altra parte, alla luce di quanto affermato nella Sacrosanctum Concilium, ci pare evidentemente irragionevole rispondere alla deriva della liturgia corrente ritornando ad applicare un messale antecedente il Concilio che la Chiesa già nel 1963 ha ritenuto fosse necessario cambiare/riformare, perché contenente elementi "meno rispondenti alla natura della liturgia" e parti "non più idonee".

E' possibile che il 99.8 % dei Padri Conciliari aver preso un abbaglio, e con loro il percorso ecclesiale decennale che ha gettato le basi per la Sacrosanctum Concilium ? Pensiamo di no.

 

Con questo non intendiamo minimamente mettere in discussione la liceità e il valore del Vetus Ordo, in quanto è evidente che  “Ciò che per le generazioni anteriori era sacro, anche per noi resta sacro e grande, e non può essere improvvisamente del tutto proibito o, addirittura, giudicato dannoso”. Semplicemente pensiamo che non sia la soluzione giusta al problema. 

In definitiva siamo fortemente convinti che la forma migliore per manifestare in liturgia la sacralità di cui i fedeli hanno bisogno stia nell'applicazione fedele del messale postconciliare, spogliata da orpelli e creatività, chiaramente applicando tutte le modalità previste nel rito che che sono in continuità con la più pura tradizione liturgica. 

Per mostrare concretamente tutte le potenzialità che si possono trovare nel nuovo rito rimandiamo a questo video https://youtu.be/P3egBUBY-qA nel quale ci sono alcuni estratti di messe rigorosamente Novus Ordo celebrate all'abbazia di Sant'Antimo, in latino e in canto.

Altri video esemplificativi di una messa celebrata con il messale corrente in latino e in canto:

Riti di introduzione: https://youtu.be/Fv10UcAgxIY

Prefazio e preghiera eucaristica: https://youtu.be/NB16Qw2WrJk

Riti di comunione: https://youtu.be/e4uTAqhDt84

Le stesse melodie si applicano ad una messa celebrata in italiano:

Segno della croce: https://youtu.be/h4U7Ic_Gd7E

Saluto: https://youtu.be/friUHGSRS-4

Atto Penitenziale: https://youtu.be/srqHV_h03w4

Colletta: https://youtu.be/iR1J5VQwHgQ

Vangelo: https://youtu.be/GFmbI1l_HMM

Dialogo al Prefazio: https://youtu.be/Vqz8kT84l9E

Prefazio: https://youtu.be/SE2hHz5IlqQ

Preghiera Eucaristica I: https://youtu.be/jVSrtwZpatw

Dossologia: https://youtu.be/DxIm02qxV4s

Embolismo: https://youtu.be/7cv6Vg0ODXE

Invito alla Comunione: https://youtu.be/NSXaLXTQfHI

Benedizione: https://youtu.be/Oej86vrTNes

Con tutta evidenza celebrazioni in questa forma (in latino per i più esigenti, ma anche "solo" in italiano) rispondono in modo compiuto ai giusti bisogni dei fedeli "tradizionali" (quali peraltro noi siamo), rimanendo in piena adesione alle disposizioni del Concilio Vaticano II.

 Si tratta in poche parole di attuare una "rilettura della riforma".


A partire proprio dalla valorizzazione del canto sacro e in particolare del canto gregoriano, che in teoria rappresenterebbe uno degli elementi portanti del Novus Ordo. Infatti, per quanto paradossale possa sembrare, in un Novus Ordo autentico il ruolo del canto gregoriano è ancor più centrale rispetto al Vetus Ordo, essendo molto più ampi i dialoghi (in canto) tra celebrante e assemblea. 

Certamente la strada della "rilettura della riforma" è molto stretta e impopolare, schiacciata com’è dalle due posizioni dominanti e rumorose. Di fatto, da quanto abbiamo sperimentato in prima persona verrebbe da dire che questa strada sia sostanzialmente fallimentare. Però non ci arrendiamo e ci ostiniamo a credere che il nostro impegno, con tutti i suoi limiti, possa fornire un piccolo e modestissimo contributo in questa senso, nei modi e nei tempi che il Signore vorrà.

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